La città terrena nella quale il Verbo di Dio fu concepito come Uomo, si chiama Nazaret che significa appunto “città del fiore”. E la donna che lo accolse nel suo seno, Maria, è “la piena di grazia”, cioè la tuttasanta, la donna paradiso o giardino. Il monumento sacro si presenta proprio come un giardino, un paradiso. Infatti è riccamente ornato di cesti di fiori, di rami verdi, di natura morta. Sembra proprio di entrare in un paradiso, in un luogo addobbato per le nozze. Chi entra in questo santuario, entra nella città giardino, entra nella città di Nazaret dove Maria, la donna giardino domina l’edificio sacro. Questo santuario, dunque è il villaggio di Nazaret, in Pavia. E poiché è giardino-paradiso, qui si celebra la festa in pienezza, il trionfo della festa. Infatti sulle alte balconate possiamo vedere strumenti musicali: ci sono i violini, un’arpa, un corno e trombe; ci sono gli angeli di stucco che, nella parte più bassa, suonano le trombe. È la festa del paradiso che esplode. Chi entra in questo santuario fa l’esperienza viva del paradiso dove abita Maria Incoronata e dove si incontra una miriade di Angeli, ciascuno con in mano una corona, per ornare il capo degli eletti con alloro, pugnitopo, gigli ed edera o per richiamare i misteri della fede cristologica nella la corona di spine, nella corona di spighe, nella corona di metallo dorato. Così gli eletti sono cinti della corona della gloria, a imitazione della “Donna coronata di dodici stelle”. E anche queste decorazioni pittoriche, richiamano il grande affresco di Ap 7,9-17: «Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce:“La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”. Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo:“Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”. Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: “Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?”. Gli risposi: “Signore mio, tu lo sai”. E lui:“Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello”. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi». (Ap 7,9-17)
E qui vien da chiedersi: chi sono coloro che entrano nella Gerusalemme Celeste, nel Paradiso-giardino? La risposta la dà lo stesso libro dell’Apocalisse, nel quale si dice con chiarezza chi sono gli abitanti della Celeste Gerusalemme. «Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine. Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!» (Ap 22,10-15).
E in questo monumento santo, preludio e anticipo della Gerusalemme del cielo, coloro che entrano sono indicati dall’apostolo Pietro, in 1 Pt 2,9: «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce».